Verso il PdL: la sezione Calabria del PdL Forum

Selinunte (TP): su iniziativa dell'On. Nicola Cristaldi un folto gruppo di parlamentari e rappresentanti eletti del Popolo della Libertà si riunisce, durante tre giornate di fine estate 2008, per dibattere liberamente sul nascente PdL


sabato 20 settembre 2008

Verso il PdL: gli interventi in Video della Prima Giornata

Paradise Beach Hotel Selinunte 12 settembre 2008



Nicola Cristaldi - Deputato (PdL)



Silvano Moffa - Deputato (PdL)


Raffaele Lombardo – Presidente della Regione Sicilia (MPA)


Stefano Caldoro – Segretario nazionale (Nuovo PSI)


Emerenzio Barbieri - Deputato (Popolari e Liberali -PdL)


Gianfranco Polillo – vice segretario nazionale (PRI)


Manlio Contento - Deputato (PdL)


Giovanni Condorelli – Segretario Sicilia (UGL)


Fabio Granata - Deputato (PdL)


Roberto Menia - Deputato (PdL) sottosegretario di Stato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare


Fonte: Radio Radicale http://www.radioradicale.it/
Rilasciato con licenza Creative Common attribuzione 2.5 .

Verso il PdL: gli interventi in Video della Seconda Giornata

Paradise Beach Hotel Selinunte 13 settembre 2008



Girolamo Turano – Presidente della Provincia di Trapani (UDC)


Antonio D’Alì - Senatore (PdL)
Presidente della Commissione Ambiente del Senato


Mario Landolfi - Deputato (PdL)


Santo Versace - Deputato (PdL)


Domenico Nania – vicepresidente del Senato (PdL)


Antonino Lo Presti - Deputato (PdL)


Alessandro Pagano - Deputato (PdL)


Guido Lo Porto – Deputato Assemblea Regionale Siciliana (PdL)


Angela Napoli - Deputato (PdL)


Francesco Pizzo (Nuovo PSI)


Ugo Lisi - Deputato (PdL)


Gennaro Coronella - Senatore (PdL)


Francesco Proietti Cosimi - Deputato (PdL)


Luca Bellotti - Deputato (PdL)


Domenico Campisi – Professore Università di Roma Tor Vergata


Carmine Patarino - Deputato (PdL)


Antonino Scilla - Deputato all'Assemblea Regionale Siciliana (PdL)


Alessandro Aricò – Deputato all'Assemblea Regionale Siciliana (PdL)


Adriana Poli Bortone - Deputato (PdL)

Fonte: Radio Radicale http://www.radioradicale.it/
Rilasciato con licenza Creative Common attribuzione 2.5 .

mercoledì 17 settembre 2008

Il Documento conclusivo del Forum PdL di Selinunte

Risoluzione


I 50 Parlamentari, unitamente ai dirigenti e agli eletti del Pdl, con il Forum di Selinunte, hanno inaugurato un metodo. Un metodo di lavoro, di approfondimento e di confronto al tempo stesso.
La nascita del Pdl, quel che si definisce un nuovo soggetto politico unitario che raccolga in un unico contenitore le varie anime politiche del centrodestra, non può essere frutto di una semplice operazione di assemblaggio decisa dall’alto, né tantomeno di una “fusione a freddo” del tutto simile a quella che ha riguardato il Pd. Né, peraltro, tutto si può ridurre ad un puro calcolo aritmetico, fatto di dosaggi percentuali tra le forze che al Pdl danno vita. In politica i numeri hanno la loro importanza (il peso della rappresentanza va commisurato alla effettiva capacità di raccogliere consensi numericamente significativi), ma per dar vita ad una formazione politica duratura, in grado di incidere profondamente nel cambiamento del Paese e di radicarsi nel tempo, in un contesto tendenzialmente bipartitico (oltre il bipolarismo), ci vuole dell’altro.

Intanto ci vuole una base di riferimento culturale omogenea. Una visione , un comune sentire, una passione da animare e da condividere.
Il Presidente Berlusconi con la sua straordinaria percezione della voglia di cambiamento avvertita dalla comunità nazionale ha impresso una accelerazione nella costruzione di una fase nuova nella storia politica italiana e non solo italiana. Al suo intuito ed alla sua proverbiale concretezza dobbiamo gran parte del successo del centrodestra. Non è un caso che il suo pragmatismo, trasferito nell’azione di governo, abbia di fatto accresciuto il consenso fino al punto da far cadere il pregiudizio dell’establishment verso i governi.

Il pragmatismo, come azione concreta attraverso cui si realizza un programma elettorale, è certamente utile e necessario, ma non è sufficiente per fondare una forza politica.
Occorre un “progetto” culturale di vasto respiro, qualcosa in più della declinazione attenta e metodica del metodo del fare, che pure, in una Italia umiliata e piegata dai governi di centrosinistra, si rivela nel tempo breve il miglior antidoto e il più utile strumento per uscire dalla crisi e rimettere in marcia il Paese .
Le speculazioni intellettuali, le analisi di spessore, i ragionamenti forti in questi ultimi tempi sul versante del centrodestra non sono mancati. Ma, se si fa eccezione per alcune coraggiose e non scontate analisi, si registra ancora una certa afasia del pensiero contemporaneo sul versante del post-ideologismo.
Il dibattito di idee, vera linfa su cui costruire non artificiose palingenesi ma più concrete formule di aggregazione e una più chiara “vision” del futuro, rischia di passare in second’ordine facendoci annaspare in una indistinta confusione dei linguaggi.
Eppure, come è stato scritto di recente, proprio perché partito post-ideologico, il Pdl dovrebbe pensarsi come il coagulo di disagi e proposte, di dinamiche sociali avanzate e di diffuse tendenze modernizzatrici, punto d’incontro, insomma, tra istanze tradizionali e sentimenti innovatori nella sfera delle istituzioni pubbliche.

Un partito, insomma, il Pdl degli italiani, moderno e interprete dei valori più autentici della Nazione, al tempo stesso.

Il Forum di Selinunte offre questa opportunità di dibattito. Un dibattito che si deve allargare fino a farsi metodo nella costruzione del Pdl e della sua conseguente azione politica.
In tempi di “antipolitica” vogliamo orgogliosamente rivendicare al Pdl il compito di restituire alla Politica il suo primato.

La crisi che viviamo non è solo una crisi economica. E’ soprattutto una crisi morale e sociale. E’ crisi del modello europeo finora dominante in Europa ed è il prodotto di un errore. “Il mercatismo, ha acutamente sottolineato Tremonti, - la riduzione dell’ideologia dell’uomo nel mercato – esisto per consumare, consumo e dunque esisto – basa infatti la sua essenza su di un calcolo troppo sintetico, un calcolo che si sta dimostrando sbagliato. Per non continuare nell’errore non basta dire che ora al mercato si deve aggiungere la politica. Non basterebbe questo esercizio, perché finora il mercato è stato ed è esso stesso la forza politica prevalente avendo ancora, proprio il mercato, il quasi totale monopolio culturale e materiale dell’esistente. Fino a che è così, c’è spazio dunque solo per il mercato e non per la politica”.
Serve allora una politica alternativa al mercatismo. Per farla serve una filosofia politica diversa, una filosofia che ci sposti dal primato dell’economia al primato della politica.

Ogni filosofia politica ha bisogno di una base su cui poggiare, di una visione della società, di una cultura e di un ethos. Al potere della politica spetta poi il compito di tradurre tutto questo in un nuovo inventario di valori su cui forgiare una offerta risolutiva alle crescenti domande della società moderna.
La questione che si pone è allora quella di come dar corpo e sostanza ad un circuito propulsore di idee e di quali formule adottare che non siano ripetitive di vecchi schemi culturali e di categorie del pensiero ormai superate dal tempo o sconfitte dalla storia.


La forte leadership di Berlusconi e la personalizzazione delle politica dell’ultimo decennio hanno supplito a questo vuoto aperto dalla debolezza della politica. Nella convinzione che la gamma delle domande politiche potesse essere assorbita nella funzione dei leader si sono rarefatti i luoghi stessi della politica e mortificati i processi di selezione delle classi dirigenti. La stessa rappresentanza elettiva, ai vari livelli, ha subito il contraccolpo di una affievolita partecipazione alla politica della gente oltre che di una mancata opzione meritocratica. Il mercato mediatico, con le sue regole e le sue esigenze, ha fatto il resto , in termini di banalizzazione del messaggio politico e di frantumazione dei linguaggi. Non più pensiero lungo e progetti, bensì semplificazione fine a se stessa e destrutturazione delle regole democratiche su cui poggiare la scelta dei propri rappresentanti. Occorre integrare i nuovi luoghi della politica e un nuovo afflato partecipativo con la forte leadership di Berlusconi.

Se è irreversibile l’indirizzo bipolare sul quale il nostro Paese ha ancorato la nuova fase nella cosiddetta seconda Repubblica appare del tutto evidente che l’approdo verso il bipartitismo appare più complesso ed articolato.
Di questa complessità bisogna aver piena consapevolezza, approfondirne gli aspetti positivi e indagarne le criticità.

Dal Forum di Selinunte emerge la urgenza di avviare un serio e ampio dibattito, coinvolgente i livelli territoriali di rappresentanza elettiva del Pdl, che fissi regole e strutture capaci di dare forma e sostanza al nuovo soggetto politico unitario.
Se, come appare logico, avviandoci verso un assetto federalista dello Stato (anche se ancora non è chiaro quale sarà il modello definitivo), aumenta il peso e il ruolo delle regioni e del territorio, risulterebbe antiquata e poco efficace una organizzazione partitica di vecchio stampo, che non riflettesse nella sua organizzazione il modello regionalista. Ma sarebbe ancor più grave se , fin dal varo del progetto costituente del nuovo soggetto politico degli italiani, non si facesse leva su metodi e regole democratici, sia nella selezione delle rappresentanze che dei livelli dirigenziali del nuovo partito.

Il tema della democrazia interna apre anche la riflessione sulle preferenze.

Una analisi attenta dovrebbe muovere dal riconoscimento della crisi del Parlamento. Una crisi, in parte, indotta dalla montante retorica dell’antipolitica che lo descrive come luogo di privilegi, abitato da una casta ingorda e nullafacente. Ma in gran parte dovuta a regolamenti vecchi, a riti bizantini fuori dal tempo e, non ultimo, ad un ceto parlamentare di fatto delegittimato rispetto agli altri livelli elettivi dalla mancanza di una specifica investitura popolare.
Ci limitiamo a queste considerazioni per far salire da Selinunte la forte richiesta di un ritorno alle preferenze, appropriato metodo per restituire ai cittadini la libertà di scegliere, nell’ambito del partito, la persona cui affidare la delega della rappresentanza.

Il Pdl, sia alla Camera che al Senato, ha il più grande gruppo di parlamentari della storia repubblicana. Occorre gestirlo con forti motivazioni e regolamenti più rispondenti alla nuova fase politica. Il rischio di un affievolimento dell’ entusiasmo dei neofiti e di una progressiva demotivazione dei deputati e dei senatori è molto alto. I Gruppi andrebbero strutturati e organizzati in modo diverso. Così pure il lavoro delle Commissioni andrebbe diversamente articolato. Per quanto urgenti siano i provvedimenti del Governo, non può ripetersi all’infinito il rito dei decreti legge, espropriando il Parlamento dei suoi compiti e delle sue prerogative legislative. Allo stesso tempo il Parlamento non può essere di ostacolo, con lungaggini procedurali e sterili discussioni, alla attuazione del programma dell’Esecutivo. La proposta è allora quella di ripensare al suo ruolo, in un contesto di urgente riforma costituzionale e di ancor più urgente riforma regolamentare.

In questo contesto il Forum invita a porre nel calendario delle riforme la Riforma Costituzionale. Una Riforma che rilanci il Presidenzialismo, che superi il bicameralismo perfetto, che razionalizzi il sistema del potere locale ed elimini le contraddizioni insite nella riforma del Titolo V varata a suo tempo dal centrosinistra.

L’avvio di una fase Costituente che delinei la Nuova Repubblica completa e rafforza la costruzione del modello federale dello Stato.

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